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Le pagine che seguono intendono aiutare nella lettura del testo e nella sua assimilazione.
Per questo troverai lo schema secondo cui si sviluppano le pagine di
La Parola di Dio abiti in voi nella sua ricchezza e sia attraverso delle brevi sintesi, sia attraverso delle citazioni di parti del testo stesso sarai (spero) aiutato a cogliere sinteticamente ciò che il libro intende proporti e chiarire.
Possiamo dire che le pagine che seguono sono come la sottolineatura che si fa quando si legge un saggio accompagnandola, quando occorre, con delle note a margine.






IL TESORO DELLA PAROLA DI DIO (
pagine 11-56)
(riferimenti. la tradizione dei Padri della Chiesa, documento conciliare Dei Verbum, testo Magrassi, Bibbia e preghiera, Ancora 1977)

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dal disinteresse al “perché” e al “come”


  • CERCARE LA PAROLA


    • La Bibbia è Scrittura santa


La Chiesa ha sempre venerato le divine Scritture come ha fatto per il Corpo stesso di Cristo, non mancando mai, soprattutto nella sacra liturgia, di nutrirsi del pane di vita dalla mensa sia della parola di Dio che del Corpo di Cristo, e di porgerlo ai fedeli. Insieme con la sacra Tradizione, ha sempre considerato e considera le divine Scritture come la regola suprema della propria fede; esse infatti, ispirate come sono da Dio e redatte una volta per sempre, comunicano immutabilmente la parola di Dio stesso e fanno risuonare nelle parole dei profeti e degli apostoli la voce dello Spirito Santo. È necessario dunque che la predicazione ecclesiastica, come la stessa religione cristiana, sia nutrita e regolata dalla sacra Scrittura. Nei libri sacri, infatti, il Padre che è nei cieli viene con molta amorevolezza incontro ai suoi figli ed entra in conversazione con essi; nella parola di Dio poi è insita tanta efficacia e potenza, da essere sostegno e vigore della Chiesa, e per i figli della Chiesa la forza della loro fede, il nutrimento dell'anima, la sorgente pura e perenne della vita spirituale. (Dei Verbum 21)
“Vi è poi una dimensione sacramentale della Sacra Scrittura (...) : come c’è una discesa della Parola eterna (...) nella concreta umanità del Signore Gesù Cristo, così c’è un abbassamento della Parola di Dio nella Bibbia”
(La Parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza, pag. 14)
    • La Bibbia è spazio di incontro


Nei libri sacri il Padre viene incontro ai suoi figli sia pure “nella penombra” di pagine che chiedono una lettura attenta perché figlie nella loro forma di altre culture e di altri tempi della lunga storia dell’umanità. (“Lottare” con il testo con pazienza e applicazione)

    • La Bibbia è Parola viva


Il medesimo Spirito che ha ispirato gli autori sacri anima te che leggi oggi quei loro scritti e lo Spirito stabilisce così una misteriosa comunione fra te e l’autore, una comunione che supera la distanza del tempo.

    • La Bibbia è potenza di salvezza


Come prima conseguenza possiamo dire che le Scritture “non dicono semplicemente, ma fanno, realizzano, attuano”
(o.c. p. 18)
Supponendo nell’uditore apertura, disponibilità e alcune disposizioni spirituale che delineeremo dopo.

    • La Bibbia è mistero senza limiti


Come seconda conseguenza ne deriva che l’uomo che si inoltra nella Bibbia “non potrà mai dire di averne raggiunto i confini o le profondità.

Le Scritture infatti contengono il mistero stesso di Cristo.
(cfr. o.c. p. 19)
Questo dovrebbe scoraggiare ogni presunzione, ogni superbia e dovrebbe stimolare una lettura costante, attenta, umile, condivisa.

    • La Bibbia in ogni sua pagina si riferisce a Cristo




  • COME ACCOSTARE LE SCRITTURE


“Si legge la Scrittura con tutto se stessi. La comprensione della Parola di Dio chiama in causa l’intera persona e tocca l’intera sua vita”
(o.c. p. 26)

Evidenziamo alcune necessarie attenzioni.

    • Atteggiamenti spirituali


      • fiducia:


i testi sono capaci di trasformare la vita.

      • umiltà:


ciò che muove alla lettura del testo sacro non può essere la curiosità, ma l’ammirazione.

      • purezza di cuore:


cioè un’anima illuminata dallo Spirito santo e per questo caratterizzata da una limpida coscienza, dall’impegno nella lotta sincera contro il male, dalla attenta custodia dei sensi, dalla vigilanza sui pensieri e sui desideri, dalla rettitudine di intenzioni e dalla decisione costante di agire secondo giustizia. La scienza sia pure necessaria per l’esatta comprensione del testo non può penetrarlo nei suoi misteri più profondi, mente questo a consentito ad un’anima pura.

      • raccoglimento


occorre azzerare il rumore esterno e quello interno (pensieri, distrazioni), lottare contro la superficialità. Dio infatti non si impone urlando o alzando la voce e per questo è condizione necessaria il silenzio e con esso il raccoglimento.

      • impegno


la lettura delle Sacre Scrittura non si muove nella linea del tutto subito o del facile perché occorre capire bene ciò che è scritto e questo chiede tempo, applicazione, tenacia.
Tale impegno non è solo l’esito della nostra volontà, ma anche dell’abbandono pieno di fiducia allo Spirito santo che “muove il cuore e lo rivolge a Dio, apre gli occhi della mente e dà a tutti la dolcezza nel consentire e nel credere alla verità”
(Dei Verbum 5)

      • assiduità


      • affetto


“là dove la scienza non riusciva ad entrare, penetrava invece la sensibilità dell’innamorato”
(san Bonaventura in o.c. p. 31). “Occorre un amore riconoscente , una reale venerazione,” (o.c. p. 30).


    • Criteri di interpretazione


      • interpretare per comprendere bene


“è necessario capire bene che cosa gli autori dei sacri testi hanno voluto dire quando li hanno scritti, tenendo conto del tempo in cui scrissero e della loro cultura”
(o.c. p. 31).

Una lettura della Bibbia senza impegno di interpretazione cioè, per esempio, una lettura che prende i concetti, i messaggi così come si leggono come se fossero scritti oggi e da un autore solo, una lettura che prende “tutto quello che la Bibbia dice alla lettera”
(o.c. p. 32) o che si ferma a ciò che si ricava “a prima vista”, alle impressioni immediate, non sarà mai una lettura fedele al testo perché leggerebbe un testo antico con gli occhi di oggi. La fedeltà al testo chiede come primo passo di leggerlo con gli occhi di allora.

      • riferirsi allo Spirito santo che l’ha ispirata


      • rapportare la Scrittura alla vita


Occorre leggere la Bibbia con la vita e la vita con la Bibbia.
Leggere la Bibbia con la vita cioè ricordando che la sacra Scrittura propone una vita, propone “l’esperienza palpitante di un’esistenza visitata da Dio.” (o.c. p. 35 ) e leggere la vita con la Bibbia cioè “studiare la Legge per viverla, per metterla in pratica e non studiarla senza viverla.” (o.c. p. 36)

      • leggere la Scrittura con e nella Chiesa


“Si tratta di intuire che non si dà Chiesa senza le Scritture e non si dà ascolto delle Scritture senza la Chiesa. La lettura sarà sempre personale, ma proprio per questo non solitaria, non individuale, non privata.”.
(o.c. p. 37)

Il movimento è duplice:
        • l’appartenenza alla Chiesa vissuta attraverso il mistero celebrato nella Liturgia, la testimonianza dei suoi santi, la riflessione dei suoi teologi, il magistero dei suoi pastori e attraverso la vita semplice vissuta in comunione, offre una luce indispensabile per penetrare nel messaggio profondo delle pagine della Scritture.


        • E, d’altra parte, la lettura e la riflessione personale del testo sacro fatte con assiduità aprono ad una maggior consapevolezza del legame che unisce alla Chiesa.



      • l’esito che verifica la bontà del lavoro è l’amore, la carità


“Poiché Dio è perfezione d’amore, la sua Parola non può che far sorgere amore”
(o.c. p. 39) e con esso, quanto meno, la nostalgia di una vita santa.
Questo è un buon criterio di verifica della meditazione sia personale che di gruppo.


    • Lettura spirituale delle Scritture


Spirituale non significa astratto, emotivo o sentimentale, ma leggere il testo secondo lo Spirito e per potere fare tale lettura con molta umiltà, costanza e impegno occorre prepararsi attraverso l’ascolto e lo studio serio del testo nella sua forma letterale, nell’attenzione al momento storico in cui fu redatto, al genere letterario con cui fu scritto e considerandolo sempre nel suo intrinseco legame al mistero di Cristo.

Detto così, fa scappare un po’ la voglia perché ci si sente inadeguati, ma non deve essere così. Rappresenta, invece, un passaggio importante per ricordare che il testo è letto sempre dentro una comunità, dentro la Chiesa e per capire, di conseguenza, sia l’importanza del momento della catechesi, della presentazione che viene fatta per tutti a livello cittadino e sia per chiarire implicitamente che chi guida il gruppo non può essere una figura improvvisata o individualista che propone ciò che lui capisce e ritiene giusto. (Vedi per questo il quarto criterio sopra esposto:
leggere la Scrittura con e nella Chiesa).

    • Attualizzare il testo


Si deve intendere il concetto di attualizzazione secondo due direzioni:

        • il testo sacro ha valore per tutte le epoche e quindi parla a tutte le epoche e risponde ai bisogni e alle domande degli uomini di tutte le epoche dentro le loro epoche. Attualizzare, dunque, come leggere il presente alla luce dell’annuncio ascoltato nella lettura.


        • Pur essendo tale, però, il testo sacro è redatto secondo linguaggi e circostanze di un tempo passato. In questa direzione, dunque, attualizzare comporta la fatica di portare l’antico linguaggio dentro al presente attraverso la lettura critica del testo stesso e per questo vedi il primo dei criteri di interpretazione sopra esposti: interpretare per comprendere bene.


    • La Lectio Divina


    • in cosa consiste


“La lectio divina, ... , consiste nella lettura di una pagina biblica tesa a far sì che questa pagina diventi preghiera e trasformi la vita”.
(C. M: Martini citato in o.c. p. 46).

    • sua importanza


“L’assidua lettura della Sacra Scrittura accompagnata dalla preghiera realizza quell’intimo colloquio in cui, leggendo, si ascolta Dio che parla e, pregando, gli si risponde con fiduciosa apertura del cuore.
Questa prassi, se efficacemente promossa, recherà alla Chiesa, ne sono convinto, una nuova primavera spirituale.”
(Benedetto XVI, citato in o. c. p. 47)


    • come farla?

(sintetizziamo, qui, quanto riportato alle pagine 50-56, integrato con quanto esposto alle pagine 84-100 per evitare delle inutili ripetizioni. )

[Questa parte ci aiuterà ad accorgerci che quanto fin qui detto non è astratto, ma pratico e ad accorgerci che quanto detto, per quanto impegnativo, non è impossibile].

In una lectio di gruppo, ci si accoglie reciprocamente nella casa che ospita, per esempio, ci si saluta, ci si scambia le notizie, ci si informa di ciò che accade e vive ciascuno dei presenti.
Si può pensare ad un segno che dia l’inizio all’incontro, per esempio si può porre il libro delle Scritture al centro del tavolo e si può accendere vicino una candela. Sarà, poi, necessario un momento di silenzio,
(cfr. o.c. p. 85) quindi si inizia attraversando i momenti che seguono e che sono tali anche per la lectio individuale e privata.

      • la lettura (lectio)


Obiettivo: comprensione intesa come il rivivere l’esperienza di salvezza di cui il testo parla

Domande che possono accompagnare questo momento:

      • che cosa dice questo testo della Scrittura? Di cosa parla?

      • Dove e quando accadono le cose narrate?

      • Quali personaggi presenta?

      • Cosa fanno, cosa dicono?

      • Quali sentimenti emergono dalle parole o dalle loro azioni?

      • C’è nel brano un centro intorno a cui ruota tutto?

      • Il brano, nel suo insieme, di cosa parla? A quale esperienza di fede si riferisce?

      • Ci sono altri testi nella Bibbia a cui mi rimanda questo brano che sto leggendo?

      • Quali parole, quali concetti mi risultano poco chiari?


Da evitare con assoluta attenzione:

occorre evitare di proiettare sul testo quello che noi pensiamo, perché la lettura non deve confermarci nelle nostre convinzioni già acquisite.

Cura particolare da avere in questo momento:

La calma!
Non è la fretta e la curiosità o la voglia di cose nuove che permette di portare a buon fine il momento della lettura.

      • la meditazione (meditatio)


Obiettivo: cogliere la capacità del testo di parlare all’oggi della vita personale e comunitaria.

Domande che possono accompagnare questo momento:

sul testo
      • che cosa dice a me o a noi questo testo della Scrittura?

      • Quali valori eterni propone?

      • Quali grandi interrogativi fa emergere?

      • A cosa mi esorta?

      • In che cosa mi consola?

      • In che senso mi sento interpellato?


sul testo in rapporto a te
      • Che cosa mi offre questo testo in rapporto a quanto io sto vivendo?

      • Che cosa mi aiuta a comprendere meglio me e la mia vita?

      • In che cosa mi sta interpellando il testo?


Così facendo si attualizza il testo (vedi punto d a pag. 4) e si stabilisce un legame tra il mondo del testo e il nostro.

NB.
  • Nella lectio di gruppo la forma degli interventi con cui si comunica il contenuto della propria meditazione è quella della reciproca comunicazione nella fede e non della richiesta di spiegazione all’animatore.

Soprattutto non si devono aprire discussioni, quando questo succede è segno che si sta sbagliando strada. (cfr. o.c. p. 96)

      • Gli interventi non saranno lunghi così da permettere a tutti il diritto di intervenire.



      • la preghiera (oratio)


Domanda che può accompagnare questo momento:

      • Che cosa mi sento di dire a Dio a partire dal brano della Scrittura che ho letto e meditato?

      • Per cosa vorrei lodarti, o ringraziarti, o supplicarti?

      • Che cosa vorrei chiederti? (o.c. p. 97-98)


Nella lectio di gruppo “sarebbe bello che i componenti il Gruppo di Ascolto (almeno alcuni di loro) formulassero delle brevi preghiere a partire da quanto si è ascoltato e meditato.
(o.c. p. 98)

Nota personale e quindi da dimenticare, ma forse utile per far capire che alla fine ognuno ha un po’ il suo cammino e che le tappe pur distinte spesso si mischiano perché sono momenti di un unico movimento.

A dire la verità almeno la meditazione e la preghiera mi si mischiano parecchio perché le domande della meditazione mi si fanno presenti quando pregando prendo coscienza, “sento”, di essere di fronte a Dio e quando questo accade mi sembra quasi che le domande le ponga certamente io, ma solo perché il Signore mi sta di fronte e, quindi, le avverto come se venissero dall’alto. Per questo nella domanda salta fuori talvolta insieme anche la lode da volgere a Dio o il grido di penitenza e la ricerca del perdono o la molla per uno slancio nuovo. Dalla preghiera ritorno alle domande della meditazione, altre volte (quasi a prendere fiato) riprendo la lettura. Poi mi alzo, saluto e me ne vado, altre volte il movimento riprende più volte.

      • la contemplazione (contemplatio)





IDENTITA’, FINALITA’ E METODO DEI GRUPPI DI ASCOLTO (pagine 59-100)


dalla lettura personale, alla lettura comunitaria e viceversa


  • SPECIFICA CARATTERISTICA DEI GRUPPI D’ASCOLTO

“La specifica caratteristica die gruppi di ascolto è quella di favorire una lettura condivisa delle divine Scritture, caratterizzata dall’approccio diretto ai testi, dalla frequenza e dalla sistematicità.
Una tale lettura culmina sempre nella preghiera” (o.c. p. 62)

Mi permetto di aggiungere che nel suo legame con la Chiesa e nella dimensione di prossimità permessa da un gruppo di piccole dimensioni, nel gruppo c’è la possibilità di fare una concreta esperienza di comunione in Cristo (questo concetto lo riprendiamo dopo).
Il gruppo poi, può dar corpo ad un costante slancio missionario perché la missione è alla base del costituirsi stesso del gruppo. Il gruppo, infatti, si forma o si è formato per una “chiamata”, un invito fatto e accolto.


  • LE FINALITA’ E IDENTITA’ DEI GRUPPI DI ASCOLTO


Mi sembra che in questa parte si riproponga secondo un’ottica di comunione, di relazione quanto indicato nella prima parte al punto i criteri di interpretazione, particolarmente riferimento a quanto detto circa la lectio divina.
Per cui ritengo sufficiente riportare i titoli dei paragrafi di questo capitolo i quali sono ormai in grado di rimandare al loro contenuto aggiungendo quei rilievi che non erano presenti nella prima parte.

Ciò a cui tende il gruppo e ciò che lo definisce nella sua identità è dato da alcuni elementi:

          • Pratica comunitaria della lectio divina


          • Ascolto della Parola


Qui mi sembra utile riportare ciò che si aggiunge a quanto più o meno già descritto e si tratta della difficoltà in cui ci si può imbattere tra l’altro nella sua prima parte la citazione è una chiara sintesi delle pagine precedenti:

“la lettura come si è detto deve essere ultimamente spirituale, una vera e propria lectio divina capace di farci incontrare Dio e di rinnovare la nostra vita.
Un simile ascolto della Parola di Dio non è facile, non tanto o almeno non soprattutto a causa delle difficoltà del testo biblico, ma perché non siamo molto educati a quel clima di silenzio che permette alla Parola di risuonare nel nostro cuore.”
(o. c. p. 68)

          • in gruppo


Può sembrare ovvio questo titolo trattandosi di gruppi, ma è uno degli aspetti qualificanti che rendono la medesima lectio divina diversa nella sua forma personale da quella comunitaria fatta nel piccolo gruppo e che comporta delle conseguenze pratiche, direi, fondamentali.

“[L’originalità della lectio divina fatta nel gruppo] consiste ... nel ricercare
insieme il significato del testo biblico. ...
Nel
comunicarsi quanto il brano della Scrittura rivela a ciascuno. ...
Nel
condividere la preghiera che l’ascolto della Parola ha suscitato.” (o.c. p. 68)

“vincendo le paure che bloccano, ma anche intervenendo con umiltà evitando gli atteggiamenti di presunzione con cui si cerca a tutti i costi di imporsi sugli altri. La tentazione di mettersi in mostra” (o.c. p.72-73).

Ma una tale condivisione può essere qualcosa che scatta automaticamente quando ci si siede in una casa a leggere la Bibbia?
Tale condivisione credo sia opportuno pensarla come l’esito felice di una lettura-preghiera fatta insieme.
Un esito che matura nel tempo.
Il maturare di una vita di comunione è, dunque, da intendersi come l’esito del paziente cammino nell’ascolto di Gesù o come uno scontato punto di partenza?
Ma si parla di vita di comunione o stile di comunione e questo e faccenda delle forme, delle buona educazione o è parte della vita concreta che si estende anche nella concretezza delle giornate e dei suoi bisogni?
Una vita di comunione che per essere tale chiede molto equilibrio, preghiera, ascolto perché non si riduca in qualcosa di evanescente da un lato e dall’altro in una sorta di prigione ideologica assolutamente soffocante ogni creatività, ogni diversità.

Non converrebbe a riguardo rileggere l’esperienza del gruppo?
Su questa via si potrebbe trovare la risposta alla domanda circa il perché i gruppi abbiano perso la spinta missionaria che dovrebbe essere loro?

In maniera più sfumata mi sembra si a quanto ci propone la lettura di pag. 69 del testo dove tra l’altro si richiama opportunamente al dovere di una grande e costante vigilanza perché

“il gruppo venga preservato dalla chiacchiera vuota. Lo stile ... non dovrà essere quello della discussione sul brano della Scrittura ma della condivisione ... non un confronto di opinioni, ma la comunicazione confidenziale di ciò che ciascuno sente importante per sé.

NB. a pagina 70 alcune interessanti possibilità di configurazione di un gruppo di ascolto che potremmo riassumere in
gruppi “mirati”.

          • Nelle case


          • Per tutti


          • Come Chiesa


Tenendo presente quanto letto poco sopra ("in gruppo"), il testo ricorda che “ogni gruppo di Ascolto appartiene alla Chiesa locale e che la meditazione delle Scritture offre un’occasione privilegiata per sentirsi parte viva della Chiesa di Cristo esistente su un territorio.”.
(o.c. p. 73)

          • In sette incontri


direi importante per rivedere il nostro calendario consueto disteso sull’arco dell’anno quanto riportato a p. 73 che, tra l’altro, potrebbe favorire il raccordo con il punto seguente circa il rapporto con la catechesi degli adulti.

          • Nel suo rapporto con la catechesi degli adulti


“La proposta dei Gruppi di ascolto della Parola, non andrà considerata sostituiva o alternativa rispetto a quella della catechesi degli adulti. ...
La fede del popolo di Dio ha bisogno dell’uno e dell’altro”
(o.c. p. 77)



La parte III. Il metodo dei gruppi di ascolto, è di fatto (come è già stato detto) una ripresa di quanto già esposto nella parte dedicata alla lectio divina e lì sono state aggiunte le eventuali integrazioni che la terza parte ha apportato riferendo la lectio al gruppo.

A pagina 100 un breve conforto alla nostra scelta di aprire a tutti i componenti del gruppo l’esposizione del commento del brano che nelle nostre parrocchie di Trezzo viene presentato nella forma di una catechesi cittadina.